Le tre regole del corteggiamento al tempo della distanza
E’ sabato, forse possiamo rilassarci un po’. Nessun supereroe ha mai salvato il mondo
durante il week-end – i ritmi sono più lenti, non si riesce a inserire una certa tensione nella narrativa….
E dunque vorrei partecipare anche io a questo alleggerimento globale dello spirito.
Il corteggiamento da lontano avviene perché, appunto, si è lontani, certo, ma
solitamente non ci sono le forze armate a fermarci quando vogliamo uscire,
e neanche le frontiere chiuse, e se volessimo indossare una mascherina verremmo
presi giusto per degli ipocondriaci (io non lo farei mai, ovviamente,
non vorrei rovinarmi il rossetto focoso) saremmo solo
presi per ipocondriaci.
Anche a me è toccata questa esperienza. Una fanciulla fatica tutta la vita per trovare
il grande amore e finalmente quando incontra un amante del rischio e sprezzo
del pericolo, deve partire perché ha già firmato un contratto di lavoro in una città
a diverse ore di aereo di distanza. Era un’altra epoca, non c’era w’up,
non c’erano abbonamenti flat per il telefonino (ai tempi si chiamava così), niente
emoji (che bello) quindi ci si telefonava – e uno dei due pagava bollette salatissime
(di nuovo, ovviamente non io).
Mentre immaginiamo un mondo post tutto-ciò-che-sta-accadendo, in cui ci
abbracceremo per un nonnulla, tutti si ameranno alla follia per recuperare il
tempo perduto, daremo quel bacio che non abbiamo mai dato perché temevamo
(giustamente) che ci avrebbe cambiato la vita per sempre, che facciamo?
Dormiamo?? Eh no! Perchè va bene la propensione alla fisicità che si scatenerà in futuro,
ma il futuro non esiste.
Nessuna visione apocalittica, bensì un grido assoluto di libertà!
Adesso quindi ci mettiamo a tavolino e pianifichiamo la strategia che un domani
ci porterà vicinanza, calore, sperimentazione dell’altro e, nel qui e ora,
un’infallibile e ben programmata tecnica di seduzione a distanza.
Pronti? Via!
Regola numero uno: non tiratevela. Troppa concorrenza sul mercato. Merci in
stoccaggio. Bisogna lavorare di fino e puntare sulla qualità. Cosa significa “qualità”
nel vostro caso? Provate a fare un reality-check (altrimenti mi chiamate, una
sessione possiamo dedicarla anche a questo – devo pur lavorare anch’io).
Puntate sull’aspetto fisico? Se potete permettervelo, perché no. Attenzione però:
non sparate nel mucchio. A ogni genere il suo estimatore. E vai di flessioni, plank
a manetta, step usando due pentole rovesciate, corsa intorno al tavolo della cucina, via!
Puntate sulla cultura e l’esperienza epistolare di un novello Leopardi? Ok. Qui il
rischio è la noia, il tedio del passare il tempo a sfogliare antologie di terza media in
cerca di poesie, perchè… quand’è che avete comprato un libro di poesie negli ultimi cinque anni?
Mai. Orgogliosamente mai. E se navigate i siti di aforismi amorosi
pensando di essere originali, siete come quelli che mandano lo stesso meme di
buongiorno/congratulazioni/festività/sei una cosa unica a tutte le donne/gli uomini (spuntare la casella)
sulla rubrica. Sexy? Non proprio.
Quindi siate onesti e cercate di capire dove arriva il vostro confine, e quanto orticello avete a disposizione.
Regola numero due: non riscaldate la minestra. Neanche il minestrone. Lo so,
sarebbe più comodo messaggiare, chattare, tenere in caldo colei o colui che
solitamente ripescate (o ripesca voi) in quei momenti di… come dire… ci siamo capiti.
C’è anche un nome per chi ricopre questo ruolo nella vita delle persone in fascia d’età
sessualmente attiva che non hanno compagnia affettiva stabile, ma
non lo voglio usare perché, andando per natura in direzione ostinata e contraria,
tutto ciò provoca in me una grande tristezza. Senza giudizio, davvero, sono
onesta: mi sa di… bolso. Così poca stima di se stessi come dispensatori di felicità –
fisica, intima, erotica – che non ci si prova neanche, a fare la spesa fresca. E
tristemente si riscalda la minestra. Una minestra verosimilmente fine e condivisa
con altri. (Non mi ingaggerete neanche per una sessioncina? Pazienza. Siete voi a perderci.)
Regola numero tre: studiate storia. Eh sì. Del costume, della società, dell’evoluzione
dell’uomo… i consigli giusti stanno tutti lì. Il tempo ora non vi
manca. Se lavorate da casa, c’è sempre la fascia serale, che per natura chiama a sé
concentrazione, intimità, introspezione.
La storia del costume insegna tante cose.
Per esempio, che l’uomo indossa la giacca perché è la sostituta civile della divisa
(oddio, il fascino della divisa, brrr! Cedo. Cedo immediatamente!). Eppoi ha il taschino.
E nel taschino ci sta il fazzoletto di tela. Perché l’uomo porta il fazzoletto di tela nel taschino?
Perchè sicuro come il nascere del giorno prima o poi incontra una fanciulla affranta a cui offrirlo.
Et voilà, les jeaux sont faits! L’uomo trova la sua naturale collocazione nel proteggere
e le donne nell’accoglierlo. Siete donne indipendenti e con gli attributi,
e vi disgusta il mio punto di vista? Peggio per voi. Continuate a comprarvi
i fiori da sole e a portarvi la valigia. Io no di certo.
Per oggi queste tre regole bastano.
Ora, per concludere, due suggerimenti veloci divisi per categoria.
Agli uomini: siate gentili. Le donne crollano ai vostri piedi se e quando mostrate
gentilezza. E’ il tratto caratteriale maschile che seduce di più in assoluto, provare
per credere. Iniziate da subito con una telefonata a giorni alterni, non per marcare
il territorio ma per mostrare attenzione. E in tempi di riapertura
ricordate: non è l’invito a cena che conquista una donna; è il fatto che andate a
prenderla sotto casa. E non continuate ad aggeggiare con il telefono a tavola. Non
le interessa uscire con un businessman tanto importante da dover essere sempre
connesso. Se foste davvero importanti, sarebbero gli altri ad aspettare un vostro
cenno, giusto? E non è neanche granché come simbolo fallico, credetemi. Ormai
ce l’hanno tutti.
E alle donne, che spesso sono meglio di quello che credono: è vero, ci sarà l’assalto
al parrucchiere. Bisognerà combattere aspramente per la manicure. Facciamoci coraggio.
Ma deponiamo per un attimo lo specchio (l’acerrimo nemico): sapete
quanti uomini vorrebbero vedervi ogni tanto con qualche artificio in meno?
Non sto mentendo (non mento mai, non mi ricorderei cosa ho detto); e non mi riferisco
a “donna barbuta…”.
Giovani e belle hanno più possibilità, ahimé, forza, è la vita.
Ma non c’è niente di squalificante nel mostrarsi per quelle che si è – aderenti
alla realtà eppure sognatrici, capaci di ascoltare, di giocare un po’ e di non prendersi troppo sul serio.
Per tornare al fazzoletto: perché la donna porta il fazzoletto nella manica? Per
lasciarlo cadere con studiata nonchalance e finta sbadataggine… così un bel
cavaliere lo raccoglie e ha la scusa di seguirla per riportarglielo!
E voi fanciulle fatevi inseguire, fatevi rincorrere. Lasciate che si divertano un po’,
questi uomini che hanno perso il gusto dell’andare a caccia della donzella dei sogni proibiti.
Un po’ di movimento, in tempi di lock down, non può fare che bene!!!
Napoleone e Giuseppina a Malmaison (1824)
(Copyright 2009, Department of Special Collections, Memorial Library, University of Wisconsin-Madison, Madison, WI)
March 28, 2020 2:40 pm
Thank you.
It really made me smile – and think. I love your view on how to behave. Men and women are equal, but let’s keep the differences, for the benefit of all, and fun.
Thank you dearest, I am a bit old fashioned but… sometimes it pays 😉