Tutti conosciamo la paura. L’abbiamo provata almeno una volta nella vita. Sia che siamo disposti ad ammetterlo o meno, quella sensazione la conosciamo.

In tempi difficili la paura tende a ripresentarsi, senza invito. Di primo acchito potremmo anche non accorgercene, ma prima o poi ne riconosciamo i sintomi e, con un capace lavoro di ingegneria a ritroso, ne riconosciamo la sorgente. E… iniziamo a negare!

Sembra che ci sia stato impiantato una sorta di microchip nel cervello, a un certo punto della vita, che ci dice che quella paura non va bene. Ci rende inadeguati. Qualcosa che non dovremmo avere.

Giorno dopo giorno abbiamo nutrito l’idea che tutto ciò che ci mette a disagio è sbagliato. E oggi, nel qui e ora, siamo incapaci di liberarci di questo concetto limitante. Qualcosa che è nato come protezione si è trasformato in una malsana abitudine.

Indipendentemente da ciò che facciamo (pensare intensamente a quanto ci preoccupa, parlare con il nostro migliore amico, a volte persino parlare con lo psicologo) proprio non ce la facciamo a completare una vera transizione verso una condizione di chiarezza nella quale siamo davvero padroni della nostra vita.

… e la paura, prima o poi, ritorna.

In queste sessioni guiderò i partecipanti tra riflessioni, confronti e insegnamenti e darò spazio alle loro domande. Scopriremo insieme che la risposta alla domanda in apertura, Avere paura o non averne?  è, in effetti,

Avere paura E non averne.

Impareremo che non vivendo l’esperienza della paura non cresciamo. Arriveremo addirittura a considerare la possibilità che colei o colui che ha paura abbia migliori possibilità di riuscita in qualsiasi cosa voglia realizzare rispetto a chi la nega.